“Nel quartiere lo sapevano tutti che non era possibile farsi abortire all’ospedale anche quando si era sotto tortura e che erano capaci di farti vivere per forza, fino a quando avevi un po’ di ciccia addosso e ci potevano piantare un ago dentro. La medicina deve avere l’ultima parola e lottare fino alla fine per impedire che si faccia la volontà di Dio.” Momò, La vita davanti a sé, di Romain Gary
Quello che decide è l’immedesimazione nella vicenda di quella famiglia. Che cosa vorrei per me, che cosa vorrei per le persone che amo? E qualunque risposta particolare dia a questa domanda, c’è una cosa che non posso volere: che altri, autorità di ogni rango, ministri dello Stato e della Chiesa e della Scienza, mi esproprino della mia libertà di vivere e di morire. Adriano Sofri, la Repubblica, 4 febbraio 2009
Con soli tre giorni di anticipo ho prenotato un volo Alitalia Brindisi-Roma a 70 euro. Era la prima voltra che non facevo il viaggio in auto o in treno, sempre per lo stesso motivo: decidendo quasi sempre all’ultimo momento, non ho mai trovato offerte convenienti. Questa volta invece Alitalia conveniva di più di Myair o Airone che faceva pagare 75 euro per un volo in partenza 25 minuti prima. La cosa mi ha fatto pensare: ma ha ancora senso dopo la fusione far partire due aerei a così breve distanza di tempo?
E comunque, sabato alle 18.30 mi sono presentato all’imbarco dell’aeroporto di Brindisi, ma sulla pista non c’era nessun boeing con le insegna tricolore. “Ma non si era detto che…” ho ricacciato subito via il cattivo pensiero. Non è la livrea che conta, l’importante è che la proprietà sia italiana. Almeno questo è quello che hanno cercato di farci credere.
E allora: io accetto pure di salire su unaereo AirOne con un biglietto Alitalia, visto che ormai sono la stessa cosa, ma per cortesia, togliete almeno la scritta Lufthansa dalla fusoliera.
p.s. sull’aereo con me viaggiavano poco più di 20 persone. non sarebbe meglio accorpare due voli ravvicinati e liberare slot per altre compagnie: nelle economie di mercato si chiama concorrenza.
piatto tipico della cucina del basso Salento preparato sulla base di una ricetta tradizionale…
vabbe’, la faccio finita: non credo che dalle mie parti un piatto di questo tipo esista davvero (chiederò a mia nonna, per sicurezza, a Natale), ma l’imitazione di Giuliano Sangiorgi fatta ieri sera a Zelig da Checco Zalone, merita l’invenzione di questa tradizione culinaria. un piatto gustosissimo, per chi non è allergico all’ironia, al peperoncino, e alle prese per il culo: come lu pollu, appunto.
sei fermo al semaforo, rosso. molte macchine in fila davanti alla tua, altre macchine dietro. una telecamera controlla inflessibile il rispetto della legge, tolleranza zero.
col verde si passa; col rosso flash, multa. all’inizio non lo sapevi e forse qualche volta sei anche passato col rosso. chissà se te ne arriva qualcuna, sono anche punti sulla patente.
intanto è scattato il verde, hai guadagnato posizioni, sei a ridosso della linea bianca, ma è giallo, di nuovo, meglio rallentare.
ecco: rosso, altri 4 minuti fermo, ma se passavo scattava il flash, sicuro.
ma che è sto casino? perché stanno suonando il clacson tutti quanti?
oh cazzo, un ambulanza…
Esultanza allo stato puro: pareggio nei minuti di recupero.
Il giovane Esposito (mai cognome fu più popolare) risponde al supercampione Ronaldinho. Lo spirito levantino prorompe in tutti i settori dello stadio, dalla curva alla tribuna, nel più classico dei saluti “non convenzionali”.