magie di Gmail

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che tasto avrò mai premuto per ottenere tutto ciò?

  

Io non credo che sia una questione di clima se Berlusconi è passato, nel giro di poche settimane, dal look casual con maglia giro collo che ha mostrato in più occasioni negli ultimi mesi, al solito inappuntabile completo scuro degli ultimi giorni. Mi sembra più che altro il segno dell’inizio di una nuova stagione politica: e la primavera mi sembra molto lontana.

La poesia di Neruda che Mastella ha letto al Senato per annunciare il no alla fiducia al governo Prodi, quella che comincia dicendo muore lentamente chi… secondo alcuni non è di Neruda. È un’ora che cerco conferme in rete, qualcuno ha una fonte certa?


Aggiornamento del 25 gennaio, 14:00


Ho trovato la conferma ufficiale e l’ho messa qui.



questo l’ho fatto io

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(intendo il video, non il gesto).



cinquecentomila palline colorate che rimbalzano sulla scalinata di Trinità dei Monti. La prima volta alle nove e un quarto e poi tutte le volte che gli addetti dell’Ama spazzavano le scale. Un ottimo risultato per un gesto di propaganda.

tengo famiglia

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Fino a quando Berlusconi userà la sua vita privata, a suo vantaggio, nel dibattito politico, non potrà lamentarsi se ogni aspetto della sua vita privata diventa un fatto pubblico. Ma se i media italiani cominciassero a occuparsi un po’ di meno delle faccende domestiche di Berlusconi, il dibattito pubblico e la politica del paese sarebbero sicuramente migliori.

incroci pericolosi

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Il semaforo è il tipico strumento di regolazione dei conflitti in una società incapace di autoregolamentarsi.
Fatto apposta per chi è abituato a ricevere ordini precisi e inderogabili: col rosso non si passa, anche se la strada è deserta.
La rotatoria, invece, ti obbliga a dare la precedenza a chi è già all’interno, ma se la strada è vuota ti permette di non aspettare. Si tratta quindi di uno strumento di regolazione del traffico più flessibile, adatto a civiltà evolute, che delegano al cittadino (e in questo caso al guidatore) la responsabilità della scelta.
Ovviamente ci sono le eccezioni: gli automobilisti refrattari a qualunque regola, che passano a prescindere: non si fermano col rosso oppure vanno dritti fino al centro della rotatoria. Per i primi c’è una spiegazione e una sanzione. Per i secondi forse è prevista una multa, ma non esiste al momento, analisi antropologica che abbia spiegato a che tipo di civiltà appartengano.

sporcarsi le mani

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L’articolo di Ezio Mauro sulla morte degli operai della Thyssen-Krupp a Torino è stato uno shock, in molti sensi. Brividi, lacrime, rabbia, paura, tante le reazioni sentite per strada o in treno e quelle lette su internet.
Ma ripensandoci a freddo mi viene anche una riflessione più giornalistica.
Il direttore di Repubblica ha scritto spesso commenti su temi di politica e cronaca giudiziaria quando sono emersi i nervi scoperti della nostra democrazia.
I due articoli dell’ultima settimana invece affondano nella cronaca di questo pese e mi fanno pensare a due cose.
Una è più evidente: Repubblica considera l’emergenza rifiuti a Napoli e le morti bianche due questioni cruciali per la democrazia.
L’altra, potrebbe essere anche solo inconsapevole, ma secondo me, non è di minore entità: in un momento storico in cui la casta è accusata di scollamento con la società reale e i giornalisti sono spesso considerati contigui alla casta dei politici, Repubblica decide di andare dentro la società reale, per camminare in mezzo alla spazzatura e parlare con chi muore per 1800 euro al mese e ci manda il suo primo giornalista.

alla cassa!

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Gli ultimi anni vissuti a Bologna abitavo in via san felice, alle spalle del Pratello. Da studente universitario fuori sede avevo una sola certezza in campo alimentare: quando hai fame c’è Ivan il barese. Un pezzo di pizza al pomodoro 1 euro, con la mozzarella 1 e venti; la pizza barese, con le olive, 1 euro e 50. Una (birra) trequarti 1 euro e ottanta.
Se sono sopravvissuto alla fame è anche grazie a Ivan.
Quando ancora lo conoscevo poco una volta mi ci portò l’amico di un amico, ex studente a bologna, leccese come me e da poco trasferito a londra: invece di entrare si arrampicò alla saracinesca del retrobottega e cominciò a cantare "Bari merda!" a squarciagola. E poi abbracci infarinati.
Di calcio si parlava poco: business is business, e per fortuna, ma in quel laboratorio artigianale ci sarò passato quasi tutti i giorni per almeno tre anni. Prima di cena o prima di andare a dormire, a notte fonda.
Gli ultimi anni, da quando a bologna non ci sto più, ci sono sempre passato ogni volta che sono tornato al pratello: un pezzo di pizza non ha mai fatto male, anzi.
Ma ogni volta c’era qualcosa in meno: prima niente birre dopo le nove, poi niente sgabelli e ora leggo da Aeiouy sullo Spettro della bolognesità che presto il barese potrebbe chiudere del tutto e lasciare posto a un kebabbaro. E immagino che per qualcuno non faccia tanta differenza, siamo tutti uguali, tutti maruchein.

Non sono dodici, anzi sono più del doppio, i ministri e i leader di partito chiusi a palazzo Chigi da mezzogiorno per un vertice di maggioramza che sembra quasi l’ultima cena. Per gli ospiti, raccontano i presenti, solo uno spuntino veloce, con panini, tramezzini e acqua. Poca roba, e infatti il premier ha subito liquidato i tanti portavoce presenti in sala con gli auguri di buon anno e tanti saluti.

Riuscirà il presidente del Consiglio a mettere tutti d’accordo o c’è già qualcuno che, dopo tanti annunci, è pronto a far saltare il banco per trenta denari?

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