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La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere.

(Franco Basaglia)

Quando dall’autobus si intravede il palazzo della Sai è il segno che sono arrivato. Provo a guardare al di là del finestrino: è la terza o la quarta fermata? Ormai ho perso il conto e per sicurezza scendo, al limite camminerò un po’.
E infatti, in lontananza vedo il leccio che si sbraccia. Siamo in perfetto orario, figurati; orologi biologici sincronizzati durante la settimana di agenzia. E allora c’è il tempo di fare colazione.
Non che abbia fame. Per non fare tardi mi sono alzato alle sei e mezzo e ho avuto il tempo per fare la doccia e la colazione. Ma insomma, sono ancora le otto e mezzo e c’è tutto il tempo di scambiare due chiacchiere ingenue, e allora si va al bar dietro l’angolo. Io non ci sarei mai arrivato, ma lui queste strade le bazzica da un po’. Pochi minuti e via, siamo pronti a salire, ma… entriamo con o senza giornali? E poi, Repubblica o Corriere? Emozioni da primo giorno. Arriviamo su e dopo corridoi lunghissimi ci accolgono due occhi azzurri gelidi e bellissimi. Si comincia.
Poi le strade si separano, ma a volte si riincontrano e adesso siamo di nuovo qui entrambi e ci divide una strada, ma siamo di nuovo qui, a lavorare. E non sarà un caso.

Vita in Comune

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Cinque anni fa, me lo ricordo l’attacco alle due torri. Davanti alla televisione a casa di Chiara. E mentre tutti si chiedevano: cosa succederà adesso, io mi chiedevo: dove andrò ad abitare adesso?
Certo, mi chiedevo anche cosa succederà adesso, ma non ero a casa di Chiara per piacere. Mi ospitava in attesa che trovassi una nuova casa. No, non abitavo nelle Twin Tower, ma a Bologna. E la Comune era appena finita.
La Comune.
Chi l’avrebbe mai detto: una casa in cui vivere gratis per 9 mesi, sei persone, sei stanze singole, un unico spazio condiviso. E ora che ho cambiato casa e città e il mio contratto d’affitto e di nuovo in scadenza (e non solo quello) mi chiedo dove siamo andati: Mike, Io, Coco, Capelli, Dami e Baba. Cinque anni dopo.
Tutti laureati e questo è guià un successo, nonostante tutto.
Baba ha anche una bimba bellissima di 8 mesi, Dami, invece è nel centro del continente nero. Capelli, bontà sua è ancora a Bologna, non si sa mai, e Coco gira l’Italia, dall’Emilia a Palermo (sarebbe il caso di dire) e ogni tanto gira il mondo con spiccate preferenze per il Sudamerica.
Mike non lo vedo da un po’ e credo sia a Lecce, per ora.
Di me già sapete quasi tutto. Cinque anni dopo.

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tre per nove

Come molti di voi, mi faccio gli auguri in ritardo.
In un’altra città, nuova casa, nuovo lavoro, un anno di più, qualche dubbio in meno, ma poche certezze in più.

ieri ho visto per la prima volta le ultime foto di urbino: la festa in campagna da francis; in bianco e nero. ci sono tutti, o quasi, molti mesi fa.
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