ci sono momenti in cui una città sembra cambiare volto. come stasera, domenica, una giornata uggiosa. è bello tornare a casa in macchina, passare accanto al fiume senza traffico con l’aria ripulita dalla pioggia e godersi per pochi attimi le luci soffuse della città.
Stormi di storni (apparentemente) impazziti nel cielo di Roma, al crepuscolo.
Fermo al semaforo, a piazzale Clodio, il signore sullo scooter di fianco a me mi dice che è normale, ma la panda piena di schizzi di guano che vedo parcheggiata mentre faccio via Mazzini, non mi rincuora.
Davvero, non so se questo spettacolo della natura sia normale o se l’istinto degli uccelli abbia sentito l’imminenza di una catastrofe, ma mentre cerco di sottrarmi alla nuvola coreografica dei volatili, penso solo a uscire indenne dalla pioggia di guano che sta per abbattersi in zona Prati.
E quando sul lungotevere, all’altezza del Palazzaccio me li ritrovo di nuovo sulla testa (presumibbilmente non gli stessi, ma evidentemente non meno impazziti) evito di andare verso San Pietro ché il cupolone mi sembra accerchiato, attraverso il fiume (sul ponte) e corro verso corso Rinascimento: sul Senato, penso, c’è il divieto di sorvolo.
A piazza Venezia temo un altro agguato e invece con sollievo scopro che il cielo è libero, fino a casa. Questa volta l’ho scampata.
recuperare il notebook (aggiornamento del 25-09: recuperato, definitivamente)
trovare un salvadanaio (aggiornamento del 26-08: fatto, e non c’entra Sant’Oronzo)
comprare le scarpe del calcetto (aggiornamento dell’8-09: presa anche borsa da allenamento)
attivare la connessione a internet (aggiornamento del 16-09: temporaneamente fatto)
inventare una scatola per la posta
informarsi sulla videocamera
mi sfugge qualcosa
domenica sera, uscito dal lavoro (ebbene sì, anche di domenica), vado con due amici a cenare in un piccolo ristorante arabo (fosse romano, lo chiamerei trattoria, ma trattoria araba suona male, altro che melting-pot). Un posticino molto carino al Testaccio, paghi poco e mangi bene. Per la verità il felafel non era tra i migliori che avessi mai assaggiato, ma il set di antipasti (come altro chiamarli) a base di riso, cous-cous, insalata e pizzette in salsa araba era imprevisto quanto gustoso. Ma cominciando a mangiare abbiamo quasi volontariamente tralasciato un particolare poco appariscente, ma inquietante del servizio ai tavoli.
Le tovagliette di carta su cui erano poggiati piatti e posate erano rovesciate, con la parte bianca rivolta verso l’alto e il disegno verso le assi del tavolino.
Prima dell’arrivo dei piatti, incusriosito da questa insolita disposizione ho rovesciato la tovaglietta per scoprire il mistero e… che sorpresa nel vedere ritratto lo Skyline di New York, come dire… ante 9/11.
Senza pensarci troppo… ci abbiamo mangiato su.
Ieri sera, che sorpresa. Seduto al computer davanti alla finsetra aperta, sento arrivare dalla strada delle voci. Brusio, chiacchiere, rumori. Attraverso la tenda, mi affaccio e finalmente ritrovo un microcosmo vivo come l’avevo lasciato poco prima della pausa estiva. I primi clienti ai tavoli esterni del ristorante, serrande alzate e gente affacciata ai balconi, negozi affollati nell’ora di chiusura, macchine.
Giusto il tempo di godermi quest’aria. E’ ora di uscire.
Roma la domenica è diversa da Milano. O almeno dalla descrizione che ne fa un mio amico.
Piena di gente; turisti per lo più. Via del corso è in ombra e molti stranieri passeggiano smanicati e pieni di borse. Sembra una città viva attiva anche di domenica. Sembra, perché se vai poco oltre, superi il Pantheon e Piazza Navona la città si svuota.
Qualche domenica fa, per esempio, davanti al Parlamento c’era una banda che suonava, una banda militare, e solo una decina di persone a guardare. Mi sono fermato anch’io. avevo appena preso un gelato da Giolitti e mi piaceva ascoltare un po’ di musica dal vivo, all’ombra di piazza Monte Citorio. A un certo punto a un clarinettista è caduto il pentagramma: la banda era a metà del pezzo e lui ha finto di suonare fino alla fine. O almeno così mi è sembrato.
C’era un ispettore in borghese che continuava a guardarsi in giro, sospetto. Mentre non guardava dalla mia parte sono andato via. Credete che si sia ulteriormente insospettito?