Della serata complicata di ieri mi interessa raccontare un particolare un po’ in controdendenza col segno dei tempi e che non so come interpretare.
Tralascio invece l’ansia per la notizia del rapimento in Iraq del mio amico e collega Condor, notizia che è stata appena smentita.
Dunque, ero a casa per i festeggiamenti del santo patrono. Nella chiesa madre (strano che sembrasse casa di mia nonna) stava per finire la celebrazione religiosa e il prete ha invitato i fedeli a precederlo verso la piazza per il rito conclusivo. Nessuno si è mosso: sono rimasti tutti in piedi, sembrava quasi non respirassero e anche il prete era sgomento. Questa scena è durata per un po’, forse un minuto. E a quel punto il sacerdote ha preso è se ne è andato. È uscito dalla chiesa, solo, mentre nessuno fiatava ed è andato via.
L’altra notte mi trovavo in macchina vicino al Vaticano. C’era con me un mio amico, ma eravamo lì per caso, diciamo di passaggio, e stavamo cercando di andarcene, ma risultava sempre più difficile. Era una bella giornata, il cielo limpido e la temperatura mite, sarà stato poco dopo mezzogiorno, ma in strada non c’era nessuno.
Non poca gente: proprio nessuno.
In un certo senso ci eravamo persi, anche se dovrei dire "mi ero perso" perché stavo guidando io. Da un po’ di tempo stavamo percorrendo la stessa strada senza riuscire a trovare la svolta giusta. Eravamo in una delle parallele di via della Conciliazione, ne ero certo, ma da quella via non era possibile prendere nessuna strada: ogni incrocio era pieno di divieti, non si poteva cambiare via.
La situazione era un po’ grottesca: mi scocciava prendere una strada vietata, ma mi sembrava di non avere scelta e alla fine così ho fatto. Imboccata la prima svolta a destra, pensavo di esserne uscito e quasi senza motivo ho guardato nel retrovisore. Non l’avessi fatto: c’erano due carabinieri in piedi a un angolo dell’incrocio e uno dei due stava annotando sul blocchetto la targa della mia macchina.
Ormai è andata, ho pensato, e ho tirato dritto.
Arrivato a casa, ho telefonato alla mia ragazza e a lei il mio racconto è sembrato perfettamente in linea coi tempi. E in effetti non potevo che convenire.
C’e stato un terremoto, come un sassolino che scricchiola tra la scarpa e la strada, ma ora scricchiola sottoterra e molto, molto più forte.
Siamo sotto casa, in strada: d’istinto grardo verso San Cataldo, all’orizzonte e vedo che in cima alle montagne cominciano a infrangersi i flutti dell’onda che sta crescendo. Quanto ci metterà ad arrivare al Via del mare e poi alle nostre case?
ho la mente affollata di sogni, in questi sonni tranquilli di fine stagione. niente alzatacce, niente notti da leoni, eppure al riparo di un cuscino, la mente viaggia altrove e sogna…
sogni di sogni, sogni d’oro, sogno all’incontrario, sogno di una notte di mezza estate, sogno B, il sogno di un uomo ridicolo